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      Liliana
    Curcio
        | ESPERIENZE DI UN LABORATORIO DEI MODELLI mostra didattica a cura dell'Istituto Statale Sperimentale d'Arte
 di Monza con la collaborazione del Liceo Artistico
        di Busto Arsizio
 |  Istituto statale d'arte per la
    progettazione della comunicazione visiva
 del disegno
    industriale e dell'ambiente
 Monza, via Boccaccio
    1, Italy
    English version
   IntroduzioneUna
    delle più forti specificità del progetto culturale
    che ha dato vita alla sperimentazione, tuttora vigente nell'Istituto
    Statale d'Arte di Monza, è quella di considerare i saperi
    come linguaggi: il linguaggio logico, il linguaggio espressivo-comunicativo
    e la cultura del progetto. In tale contesto i vari ambiti disciplinari
    vengono considerati come aree dotate di strumenti specifici per
    indagare il mondo e sono caratterizzati dalle diversità
    degli approcci che ne derivano.
 Il linguaggio logico vede affiancate discipline quali Le Matematiche,
    Teoria e Applicazioni della Geometria Descrittiva e Proiettiva,
    i Laboratori delle Arti Applicate, discipline apparentemente
    diverse ma straordinariamente unite da fili invisibili che si
    dispiegano lungo i confini di ciascuna di esse. Nella mostra allestito in occasione del convegno internazional
    "Nexus 2000:
    Relationships Between Architecture and Mathematics",
    tenutosi dal 4 al 7 giugno 2000 a Ferrara, vengono esposti alcuni
    percorsi didattici eseguiti all'interno del linguaggio logico
    e in particolare nella struttura indicata con il nome di "Laboratorio
    dei modelli". Il laboratorio è il luogo dello studio,
    della ricerca, del pensare, dell'ideazione oltre che del fare;
    il luogo dove l'acquisizione e la trasmissione delle conoscenze
    costituisce un fondamentale metodo di crescita sia per gli studenti
    sia per i docenti; il luogo dove discipline non sempre considerate
    affini, possono incontrarsi e confrontarsi. Il modello in tale contesto, viene inteso non solo nella sua
    completa accezione: 
      il modello come rappresentazione e quindi prossimo all'oggetto:
      è il campo della riproduzione;
      il modello come descrizione che lega insieme forme e concetti:
      è il campo della sperimentazione;
      il modello come interpretazione prossimo, fondamentalmente,
      ai concetti: è il campo della progettazione.
     L'oggetto di studio e di ricerca primaria è stata l'indagine
    nel campo delle forme; è proprio il particolare approccio
    allo studio della forma che accomuna le discipline del linguaggio
    logico: conoscere, classificare, saper distinguere, inventare
    famiglie di forme sulla base di proprietà matematiche
    che fungono da agenti morfogenetici. Le forme vengono poi analizzate
    e studiate in relazione alle reciproche funzioni, alla loro stabilità,
    alla possibile modellizzazione e questo fa sì che ogni
    linguaggio disciplinare, attraverso le proprie specificità,
    percorre questo cammino illuminando anche i percorsi contigui
    delle altre discipline e richiedendone gli apporti. Il modello in tale ambito viene inteso nel suo significato
    più completo e descrive totalmente il percorso di studio
    e di ricerca che ciascuna disciplina esegue nelle diverse fasi
    della sua interpretazione, della sua descrizione e della sua
    realizzazione. Il modello diventa sperimentale, euristico, a volte permette
    di simulare situazioni indagate attraverso percorsi che consentono
    di intravedere itinerari sempre nuovi ma, in quanto tali, ancora
    oscuri; in essi non è sempre facile individuare un cammino
    all'interno del quale avventurarsi con certezza. I percorsi didattici analizzati costituiscono evidenti esempi
    del legame tra Matematica e Architettura e della connessione
    tra queste e tutte le altre discipline coinvolte quali fisica,
    chimica, scienze, storia dell'arte dell'architettura e del design,
    progettazione. E' il carattere multimediale dell'indagine a garantire
    un prodotto finale che non ha bisogno di traduzioni, di interpretazioni
    o di letture intermedie ma che porta in sé un messaggio
    che chiunque con il proprio linguaggio e con la propria conoscenza
    può facilmente cogliere e diffondere. I materiali espostiI
    lavori in mostra sono di natura e carattere eterogeneo, non sempre
    frutto della didattica curricolare, ma comunque "prodotto"
    del clima culturale della scuola, come ad esempio la Grande torre
    a tetraelica realizzata da due docenti in ambito extra scolastico
    ma che sta avendo una ricaduta in questo senso. Vi sono momenti
    di riflessione sulle forme geometriche pure, anche se con un
    occhio sempre rivolto alle loro valenze linguistiche, alle occasioni
    che esse sanno offrire al progetto.
 Nella sala dedicata ai poliedri (Figura 1) vi è una serie
    di tavole corredate di testo, prodotte dalla classe quarta della
    sezione di beni culturali del Liceo Artistico di Busto Arsizio,
    che analizza con rigore e chiarezza il problema della classificazione
    delle famiglie di poliedri. Nella stessa sezione troviamo numerosi
    modelli di poliedri che trattano il problema della coniugazione
    tra queste forme ideali e il loro incontro con materiali e strategie
    costruttive diverse. Al culmine del percorso "puro"
    sui poliedri troviamo i politopi della quarta dimensione, non
    c'è il famoso ipercubo ma in compenso c'è un modello
    inedito di 120-cella(!) che con il suo affascinante intrico ci
    fa percepire lo sforzo di rappresentare la complessità. Sono presenti anche due lavori individuali di studenti oramai
    usciti da qualche anno dalla scuola, ma nei quali è comunque
    riconoscibile lo spirito del nostro lavoro. Lavori di cui vediamo
    solo una parte, frutto entrambi di percorsi individuali poi proseguiti
    in altre forme. Il primo è un lavoro sul tetraedro che
    si svolge con una serie di tavole commentate e annotate che fanno
    intuire quali ricchezze si possano celare in questa "forma"
    intesa nel senso più vasto di questo termine. L'altro
    invece si rivolge al settore delle costruzioni leggere apparentemente
    più riferito al versante tecnologico del progetto. Si
    tratta di un giunto universale, per cupole geodetiche a doppio
    strato, capace di accogliere 12 aste orientabili nello spazio
    (Figura
    2). Sono due momenti di grande ricchezza ideativa, due modi
    dell'infinita varietà di espressione del pensiero visivo.
 Vi sono riflessioni ed analisi, svolte attraverso modelli, sull'opera
    di grandi architetti che hanno saputo misurarsi con la bellezza
    e la razionalità della geometria. Qui vediamo opere di
    Ledoux (Figura
    3) e Le Courbusier (Figura
    4), la scelta limitata è comunque rappresentativa.
 Un filone che fa parte delle tradizioni della scuola
    è quello dell'attenzione verso l'opera di architetti-ingegneri
    quali Nervi, Musmeci, Torroja, Candela, Frei Otto, Le Ricolais,
    dei quali in questa mostra si avverte la presenza. In particolare
    qui troviamo diversi richiami al lavoro di Fuller: la tetraelica,
    la grande "sfera" Geoscope
    (Figura 5), i riferimenti ai
    geoidi e più in generale l'approccio interdisciplinare
    allo studio della forma. Infine si può osservare una serie
    di tavole e modelli dedicate al tema della tassellatura del piano.
    Il problema geometrico astratto è rappresentato ad esempio
    dalla scatola dei tasselli poligonali fatti con essenze di legno
    diverse, ove la innocente elencazione di forme produce un gioco
    di colori, spessori, finiture, riflessi che ha come regola la
    seduzione tattile.
 Accanto a questi vi è
    la serie dei pavimenti italiani riprodotti a tarsia lignea, ove
    le direzioni visive impresse al piano dai disegni si offrono
    al dialogo con quelle dei volumi architettonici per cui sono
    stati concepiti.
 
 Altri oggetti sparsi per la mostra, che non rientrano in uno
    dei percorsi descritti, riflettono comunque lo spirito e gli
    intenti da cui hanno tratto forma. La loro presenza, la cui valenza
    si esprime attraverso la bellezza della forma, indica nuovi ulteriori
    possibili percorsi di indagine.
 E' evidente che la ricerca dell'armonia e della perfezione
    appartiene al patrimonio di discipline diverse ed è importante
    quando lo studio e la ricerca sono finalizzati a mettere insieme
    questi percorsi. Tale finalità è rintracciabile
    nella poetica e nel pensiero di studiosi e di artisti diversi.
    Ne citiamo due - lontani temporalmente ma tra loro vicinissimi
    e soprattutto attualissimi in tale contesto.Il
    primo Leon Battista Alberti afferma che "La bellezza è
    accordo e armonia delle parti in relazione ad un determinato
    numero al quale esse sono legate secondo un determinato numero,
    delimitazione e collocazione, così come esige la legge
    fondamentale e più esatta della natura". D'altronde
    per Alberti il numerus è: numero come quantità,
    numero come qualità, numero come forma. Numero e forma
    sono strettamente associati; infatti il termine latino numerus
    - al quale Alberti si ispira - era utilizzato nel doppio significato
    sia di numero (arithmos) sia di forma (rhythmos).
    Lo stesso termine traduceva infatti gli altri due, "rhythmos
    e arithmos sono accumunati dal fatto di essere entrambi
    fattori delimitanti. Rhythmos delimitava lo spazio allo
    scopo di produrre la forma, arithmos delimitava l'infinito
    allo scopo di produrre una quantità specifica".
 Il secondo Le Corbusier nel capitolo 3 dell'opera
    Le Modulor in diversi punti afferma:
 
      Le matematiche sono l'edificio magistrale immaginato dall'uomo
      per la sua comprensione dell'universo...L'architettura non è un fenomeno in sincronia, ma successivo,
      fatta di spettacoli che si aggiungono gli uni agli altri e si
      susseguono nel tempo e nello spazio, così come d'altronde
      fa la musica...
 L'armonia regnando su tutte le cose, regolando le cose intorno
      alle nostre vite, è l'aspirazione spontanea, assidua e
      irrinunciabile dell'uomo ispirato da una forza: la forza divina,
      e incaricato di una missione: realizzare sulla terra il paradiso...
 Lo spirito sul quale si basa il Laboratorio dei modelli si
    identifica particolarmente in queste due testimonianze.E'
    molto importante pensare che la bellezza e l'armonia non sono
    necessariamente costrette in un ambito disciplinare ma fanno
    parte della cultura e del lavoro di tutti gli ambiti disciplinari
    che solo andando a convergere tutte - ciascuna con la propria
    specificità - nella stessa direzione riescono operativamente
    ad evidenziare sotto forme e tipologie differenti.
 Presentiamo in modo più approfondito i seguenti percorsi: Tassellature PianePavimenti Italiani
 
 Questo settore della mostra presenta
    un percorso didattico affrontato dagli studenti della classe
    1B all'interno del Laboratorio del linguaggio logico, contemplato
    nel biennio dell'ISA. In tale Laboratorio convergono le discipline
    di Matematica, Geometria Descrittiva e il Laboratorio di Arti
    Applicate all'Ebanisteria. Il percorso ha previsto un'analisi
    sulle trasformazioni geometriche nel piano dal punto di vista
    matematico e la trattazione sintetica delle stesse, analizzate
    sia con schizzi che con tavole, fino al riconoscimento delle
    applicazioni e delle combinazioni di trasformazioni piane nell'architettura.
 E' stato visto e commentato un video sui mosaici
    dell'Alhambra di Granada all'interno dei quali - come è
    ormai ben noto - il matematico spagnolo Montesinos ha ritrovato
    tutti i 17 gruppi di simmetria catalogati secondo la classificazione
    cristallografica.
 Particolarmente significativo
    per gli studenti è stato riprodurre alcuni esempi tratti
    dall'architettura, in particolare l'esecuzione di alcuni modelli
    in tarsia lignea di noti pavimenti italiani scelti con la collaborazione
    dell'Arch. Kim Williams autrice del testo Italian Pavements
    Patterns in Space da cui sono state tratte le immagini e
    che ringraziamo (Figura
    6, Figura
    7, Figura
    8).
 Basta osservare i prodotti ottenuti per
    rendersi conto della valenza didattica che tale lavoro ha assunto
    per studenti non ancora completamente strutturati nel campo esecutivo.
 Dal punto di vista operativo i primi passaggi eseguiti
    sono stati le tassellature del piano regolari e semi-regolari,
    costruite con le "cannucce". Successivamente alcuni
    allievi hanno realizzato la "scatola delle tassellazioni
    " con legno di varie essenze.
 Dalle immagini
    dei pavimenti gli studenti hanno dovuto poi ricostruire da soli
    la struttura geometrica di ogni pavimentazione e solo in quelli
    più complessi sono stati supportati dal consiglio dei
    docenti. A questo si aggiunga il tentativo di alcuni di riprodurre
    la pavimentazione attraverso strumentazione informatica usando
    il software didattico Cabri II.
 Quello presentato è un lavoro in itinere, alcuni dei
    modelli esposti sono in fase di completamento, ma tutti sono
    particolarmente significativi circa la testimonianza delle difficoltà
    incontrate, le analisi affrontate e le forme risolutive scelte. In appendice ai lavori del biennio vi sono alcune tavole di
    analisi di tassellature islamiche tratte dal classico testo di
    Burgoing prodotte da alcuni studenti del quinto anno di corso,
    essi testimoniano la trasversalità e la ricchezza di questi
    temi che possono essere affrontati più volte e sempre
    in modo diverso all'interno della didattica.Nella
    sala vediamo anche altri oggetti: un gruppo di poliedri, molti
    dei quali tratti dai disegni che Leonardo fece per illustrare
    il "De Divina proportione" di Luca Pacioli
    (Figura 9); un curioso "fiore",
    posto al centro della sala, che richiama per associazione visiva
    alcuni dei pavimenti esposti, anche se in realtà si tratta
    del modello di un iperboloide a una falda che, collassando, produce
    questa curiosa configurazione.
 La TetraelicaLa
    torre posta al centro della sala rappresenta una figura geometrica
    non molto conosciuta ma di grande fascino visivo, nota come tetraelica.
    La forma è costituita da una colonna teoricamente infinita
    di tetraedri regolari, aggregati in modo tale che ogni poliedro
    condivida interamente con altri due una faccia e con altri tre
    un vertice. Tutti i vertici della struttura sono uguali tra loro
    e in ogni vertice concorrono sei spigoli.
 La tetraelica fu studiata per la prima volta negli anni '50
    da R. Buckminster Fuller ( 1895 - 1983 ), uno dei maggiori esponenti
    della cultura americana del novecento, attivo come architetto,
    ingegnere, filosofo e studioso della natura da cui, con occhio
    disincantato e con respiro da grande utopista, traeva principi
    e metafore per i suoi progetti che riguardavano sempre l'intera
    umanità. Il tetraedro per Fuller non era solo il ben noto solido regolare,
    ma rappresentava il "quantum spaziale", l'elemento
    primo dello spazio tridimensionale - i quattro vertici del tetraedro
    sono il numero minimo di punti con cui è possibile descrivere
    una figura nello spazio -. Da Synergetics. Exploration in the Geometry of Thinking
    (1975) alcune immagini, a lato, ci aiutano a capire quale ruolo
    determinante avesse la metafora tetraedrica nel suo pensiero:
    modello fisico che aiuta a comprendere gli stati e i comportamenti
    della materia, ma anche struttura linguistica che indica i modi
    di coniugare enti primi per creare la molteplicità.
 La tetraelica è vista come struttura lineare di massima
    rigidità teorica e come modello fisico- concettuale della
    doppia elica del DNA. Fuller propone analogie tra il comportamento
    delle quattro basi GTCA, (quattro come i vertici del "quantum
    spaziale") e la struttura tetraedrica più complessa
    che coniuga i propri elementi secondo un analogo pattern elicoidale.
 Il modello elicoidale visualizza in modo immediato le eliche
    che si "annidano" nella tetraelica. Il modello è
    ottenuto attraverso un'ideale proiezione della figura sul cilindro
    in cui è inscritta a partire da tutti i punti del suo
    asse. Gli spigoli spezzati si trasformano in eliche continue
    di facile lettura.
 Eliche dello stesso tipo, cioè sovrapponibili tra loro
    con una rotazione, hanno lo stesso colore. E' facile osservare
    che tutta la torre, teoricamente fino all'infinito, è
    costituita da sole sei eliche di tre tipi diversi :
 
      l'elica bianca passa per tutti i vertici;
      le due eliche verdi passano per un vertice si e uno no;
      le tre eliche rosse passano per un vertice si e due no.
     L'elica nera e le tre rosse vanno nella stessa direzione,
    le due eliche verdi vanno in senso contrario; se le verdi sono
    destrogire le altre saranno levogire e viceversa.Questi
    patterns evocano altre immagini: la fillotassi, alcune
    strutture elicoidali di rinforzo presenti in organismi marini
    di forma tubolare o in strutture lineari progettate dall'uomo.
 PER SAPERE DI
    PIU'Kim Williams,
    Italian Pavements: Patterns in Space (Houston: Anchorage
    Press, 1998). Per ordinare una copia di questo libro da Amazon.
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    qui.
 Joachim Krausse, ed. Your Private Sky :
    R. Buckminster Fuller : The Art of Design Science (Lars Muller
    Publishers, 1999). Per ordinare una copia di questo libro
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    qui. Le Corbusier, Le Modulor. English edition
    (Birkhauser, 2000). Per ordinare una copia di questo libro
    da Amazon. com, cliccare
    qui. Luca Pacioli, Divine Proportion, English
    edition (Abaris Books, 2000) Per ordinare una copia di questo
    libro da Amazon. com, cliccare
    qui. L'Istituto
    statale d'Arte di MonzaL'Istituto statale d'arte di Monza è da vent'anni
    una scuola sperimentale nel campo della progettazione, della
    comunicazione visiva, del disegno industriale, e del'ambiente.
 La sperimentazione ha lo scopo di fornire agli studenti
    sia specifiche competenze "pre-professionali", sia
    strumenti critici di conoscenza nel campo della cultura del progetto
    e dei linguaggi visuali. Il ciclo di studi dura cinque anni e
    si conclude con un diploma di stato. L'Istituto statale d'arte
    di Monza è unico in tutta la provincia di Milano.
 La scuola ha sede nell'ala sud della Villa Reale,
    che aveva già ospitato negli anni Trenta l'Istituto per
    le industrie artistiche, legato alla storia delle Biennali e
    Triennali di Monza e Milano, dunque alla nascita dell'architettura
    moderna e del design in Italia. Nella scuola sono presenti i
    laboratori di plastica, fotografia, cinema, tv, tecniche grafiche,
    fotoincisione, modellistica, ebanisteria, metalli. L'Istituto
    è inoltre dotato di aule attrezzate e laboratori per storia
    dell'arte, chimica e tecnologia, fisica, scienze, inglese. All'informatica,
    applicata ai diversi indirizzi, sono destinate aule apposite.
 Liliana
    Curcio è docente di Matematica e Fisica; Roberto Di Martino
    è docente di Teoria e Applicazioni di Geometria Descrittiva
    e Proiettiva.
 
 
      
        | The correct citation for
        this article is: Liliana
        Curcio, "ESPERIENZE DI UN LABORATORIO DEI MODELLI. Mostra
        didattica a cura dell'Istituto Statale Sperimentale d'Arte di
        Monza con la collaborazione del Liceo Artistico di Busto Arsizio",
        Nexus Network Journal, vol. 2, no. 3 (July 2000), http://www.nexusjournal.com/Didactics-Curcio-it.html
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     NNJ July 2000 Index 
    l'Istituto
    StataleSperimentale d'Arte di Monza
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