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      Alessandra Capanna
        | Iannis Xenakis -- Architetto della luce e dei
        suoni |  Laboratorio Multimediale di Architettura
 Università
    di Roma "La Sapienza"
 Via Antonio Gramsci,
    53 - 00197 Rome Italy
    English version
    Il 4 febbraio di quest'anno è scomparso
    uno dei musicisti contemporanei più celebri, alla stregua
    di Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Un musicista, ma anche
    un teorico e un ricercatore puro che, ponendo alla base di tutte
    le sue articolazioni compositive il pensiero matematico, si avvicina
    nel modo di operare più a quello di un filosofo della
    scienza che a quello caratteristico degli artisti, uomini capaci
    di creazioni istintive, attratti da una ricerca estetica alle
    volte dichiaratamente fine a se stessa. Si tratta
    di Iannis Xenakis [1]
    (Figura 1, a sinistra), una figura singolare di uomo e di compositore
    che incarna quella di architetto della musica. Una caratterizzazione
    che è stata attribuita a molti grandi autori del passato
    (da Bach a Brahms a Schönberg), ma che nel caso di Xenakis
    aderisce in modo particolare, non solo per essere stato architetto
    dello spazio costruito, collaborando per dodici anni nello studio
    parigino di Le Corbusier durante le sue prime esperienze come
    autore di un nuovo genere musicale, ma soprattutto per la tendenza
    ad impossessarsi di uno stile demiurgico attraverso la speculazione
    sul concetto di simmetria, sull'idea delle masse e dello spazio-tempo.
 La sua formazione sociale e culturale avviene negli
    anni della guerra civile greca, a cavallo degli anni Quaranta,
    nel clima impetuoso del Politecnico di Atene ove si delinea una
    personalità tormentata per la quale l'interesse politico
    non solo si configura come una sorta di necessità, ma
    trova alimento nel senso più profondo dell'essere greco
    e così le avventure spesso tragiche legate agli scontri
    in piazza, cruenti e feroci, si fusero alla lettura maniacale
    e parossistica della Repubblica di Platone e ad un neopitagorismo
    alle volte dilagante, soprattutto nella seconda fase della sua
    vita.
 Xenakis quindi era tra i componenti dell'Atelier
    di Le Corbusier dagli anni immediatamente successivi alla Seconda
    Guerra Mondiale. Egli è menzionato nel Modulor 2
    come autore di studi sui pans de verre ondulatoires collegati
    alle ricerche musicali messe in pratica nella sua prima opera
    per orchestra Metastasis; si trova nell'elenco dei collaboratori
    dello studio di rue de Sèvres che Jean Petit elabora per
    il suo libro su Le Corbusier; è figura centrale nel rinnovato
    interesse per le esperienze legate allo stretto legame tra architettura
    musica e matematica.
 Coloro che presentano Xenakis
    come un greco antico capitato nel mondo moderno si avvalgono
    di un'immagine forse un po' romantica, nella quale tuttavia si
    individuano i tratti di interessi mai sopiti e che nel nostro
    secolo furono sottolineati anche da Matila Ghyka che nel suo
    libro sulla Sezione Aurea afferma che una certa cultura greca,
    quella forse più esoterica dei Pitagorici, attraversa
    la cultura occidentale come un fiume sotterraneo.
 Nello
    studio di rue de Sèvres scorreva questo fiume e qui alla
    fine del 1947 il giovane Xenakis incontrò un humus fertile
    per le sue ossessioni compositive. In particolare le lezioni
    del maestro sui tracciati regolatori, sullo spirito matematico
    del Modulor e sul contrasto tra l'armonia della natura e l'intellettualismo
    delle regole si fusero con gli studi che in musica egli andava
    sperimentando sulle masse sonore, sulle loro variazioni regolari
    ed irregolari, sul rapporto aureo applicato alle scale di variazione
    dimensionale dei singoli elementi costitutivi delle composizioni.
 Quando, all'inizio del 1956, la Philips contattò
    Le Corbusier perché progettasse il padiglione per l'Esposizione
    Universale di Bruxelles, Xenakis aveva già fatto l'esperimento
    della forma grafica dei glissando che descrivevano alcune trasformazioni
    continue dello spazio sonoro con Metastasis, l'opera per
    orchestra già precedentemente ricordata, che a sua volta
    era stata fortemente influenzata dalla lettura lecorbusieriana
    della scala proporzionale derivante dalle successioni di Fibonacci
    associate all'applicazione del rapporto aureo.
 La
    prerogativa più evidente delle riflessioni lecorbusieriane
    in merito alle proporzioni armoniche è quella di mostrarsi
    cosciente del fatto che insistere sul carattere iniziatico, alle
    volte magico-rituale, del numero aureo non sembrava coerente
    con l'interesse scientifico ad esso collegato, quello, in particolare
    che consentiva di elaborare una griglia geometrica alla base
    della quale stabilire norme dimensionali per l'unità abitativa
    votata alla prefabbricazione.
 Questo atteggiamento
    razionale - più coerente con il ragionare in termini matematici
    - sembra avvicinare ancora di più la figura del maestro
    di rue de Sèvres all'allora giovane musicista che, bisogna
    ricordare, non era ancora esploso in questo campo, ma si muoveva
    con grande indipendenza negli ambienti più estremi della
    ricerca contemporanea, mondi nei quali peraltro si agitava lo
    stesso Le Corbusier, i cui interessi nelle varie forme dell'espressione
    artistica erano sempre vivi.
 Tra gli oggetti a
    reazione poetica progettati nello studio di rue de Sèvres,
    il padiglione Philips pare riassumere gli intenti più
    schietti, liberato dalla stereometria rigida degli angoli retti
    e dal platonismo dei volumi puri.[2]
 La forma deriva dalla
    contaminazione dell'idea iniziale della bottiglia con gli studi
    matematici di Xenakis sui conoidi iperbolici.
 Fu nel mese di ottobre del 1956 che egli ricevette da Le Corbusier
    l'incarico di tradurre i suoi schizzi attraverso la matematica.
 Lo sviluppo di questa idea in forma architettonica
    passa attraverso un processo compositivo per il quale è
    difficile affermare se la struttura matematica proceda o preceda
    l'immagine. Certamente vi si ravvisano momenti altalenanti di
    prevalenza dell'una sull'altra che sono raccontati nel libro
    Musica. Architettura [3] che riserva un intero capitolo a questa
    esperienza progettuale.
 
      Per il momento solo il cemento è all'origine della
      nuova architettura. Esso prepara il letto in cui le materie plastiche
      di domani formeranno il fiume ricco di forme e di volumi racchiusi
      non solo nelle entità biologiche ma soprattutto delle
      matematiche più astratte. E' l'affermazione di Xenakis al termine della lunga e dettagliata
    dissertazione sul Padiglione Philips.Questa singolare aventura compositiva conforta la tesi che alla
    base di taluni eventi architettonici, forse quelli che celebrano
    in modo più completo l'iter che va dall'idea come pura
    astrazione alla sua realizzazione, sono i concetti il cui sviluppo
    è possibile attraverso l'intervento della matematica,
    perché:
 
      ... alcuni rapporti tra musica e architettura sono molto
      semplici da intuire confusamente, delicati da precisare e definire,
      e non è impossibile metterli in dubbio, poiché
      tutto ciò che è estetico è incerto. Ma a
      me sembravano clamorosi. È chiaro che musica e architettura
      sono entrambe arti che non hanno bisogno di imitare le cose;
      sono arti in cui materia e forma hanno tra loro un rapporto più
      intimo che altrove; l'una e l'altra si rivolgono alla generale
      sensibilità. Entrambe ammettono la ripetizione,
      mezzo onnipotente; entrambe ricorrono agli effetti fisici della
      grandezza e dell'intensità, con cui possono stupire i
      sensi e la mente sino all'annichilimento. Infine, la loro
      rispettiva natura permette un'abbondanza di combinazioni e sviluppi
      regolari che le collegano o le confrontano con la geometria e
      l'analisi. [4] La logica innovativa introdotta da Xenakis non riguarda solo
    un nuovo modo di affrontare il problema della costruzione delle
    strutture compositive, che esplicitamente rimanda a ragionamenti
    "antichi", ma presuppone la conoscenza e l'intuizione
    profonda da parte dell'architetto e del musicista delle nuove
    teorie legate al problema delle simmetrie. Non più e non
    solo caratterizzate da regolarità geometriche alle volte
    fin troppo evidenti, ma viste come parte sia della teoria dei
    gruppi che del calcolo delle probabilità; così
    sarà più facile intendere l'asimmetria come un'estensione
    della simmetria e più in generale, nel campo della speculazione
    probabilistica, affermare che anche il caso non si improvvisa.Non esisterebbe quindi quella libertà totale
    alla quale il termine asimmetria, usato spesso in sostituzione
    della parola irregolarità, sembrava alludere, perché
    oggi sappiamo che anche questa ultima non presuppone necessariamente
    l'assenza di regole. Basti pensare alla vasta produzione di musica
    aleatoria, al decostruttivismo e a tutti quei fenomeni compositivi
    nei quali la forma caotica risulta essere il traguardo di una
    ricerca paziente e transeunte sulla condizione attuale del cosmo.
 Già negli anni Cinquanta Xenakis sviluppava pensieri del
    genere e si interrogava innanzi tutto su cosa fosse una regola
    in composizione, se fosse possibile, per contrasto, produrre
    qualcosa in musica o in qualsiasi altro campo in totale assenza
    di regole, ovvero in maniera assolutamente libera.
 Stravinsky
    insisteva sul fatto che per fare della musica sono necessarie
    le regole, lo stesso Xenakis affermava meno di dieci anni fa
    di essere convinto che
 
      Bach, Beethoven o Bartók quando scrivevano le loro
      composizioni facevano dei calcoli, sia pure relativamente semplici.
      Si trattava di calcolare, disporre secondo un dato ordine, compiere
      delle operazioni di organizzazione intellettuale, ma al di fuori
      di questi calcoli ci sono le decisioni che intervengono per fare
      in modo che quei calcoli siano più o meno evidenti, scompaiano
      momentaneamente in un gioco di ellissi e ritornino.[5] L'idea cardine della composizione che in tal modo si configura
    risulta essere una specie di contaminazione tra il pitagorismo
    dei numeri e la dialettica parmenidea, se analizzata dal particolare
    punto di vista di Xenakis di una classicità prossima ventura,
    così la necessità, la causalità, la giustizia
    si confondono con la logica e, poiché l'essente nasce
    da questa logica, il puro caso è impossibile quanto il
    non essente.[6]Le operazioni attraverso le quali Xenakis trasferiva
    formule, concetti e simboli matematici nelle sue composizioni
    erano sempre dettati da un'opzione filosofica. Immerse nel clima
    sfuggente delle sue ipotesi sul mondo e guidate da un forte desiderio
    di astrazione, le sue opere impongono il passaggio dal calcolo
    delle probabilità alla logica formale, fatto che segna
    anche una sorta di recupero della matrice matematico-filosofica
    del neopositivismo logico novecentesco. La composizione non è
    dunque solo una metafora di percorsi logici, ma una loro rappresentazione
    proiettata ora nel mondo dei suoni, ora in quello degli spazi,
    oppure nei due universi all'unisono attraverso quelle complicate
    strutture di luce, spazio e suoni che sono i Politòpi,
    vere e proprie architetture sonore nate dalla convergenza della
    memoria dell'immagine fisica del Padiglione Philips, delle speculazioni
    teoriche su quella che viene definite come una nuova plastica
    sonora e dal ricordo del rumore dei bombardamenti nelle campagne
    dell'Attica, nel cielo notturno "striato dai riflettori
    della difesa antiaerea e dalle linee segmentate dei proiettili
    traccianti. ... ".[7]
 In queste spettacolari
    rappresentazioni, coinvolgenti tutte le sfere della percezione,
    lo spazio architettonico è concepito per contenere in
    posizioni stabilite altoparlanti e proiettori di luce che interagiscono
    vicendevolmente e le cui emissioni sono diffuse dalle pareti
    interne con studiati e alle volte mutevoli effetti sul pubblico
    rispetto alla sua casuale distribuzione.
 Si trattava
    di installazioni architettoniche effimere, facenti parte della
    sperimentazione sulla continuità strutturale, perseguita
    attraverso l'applicazione rigorosa di un'idea matematico-formativa.
    Stesso principio adottato anche nella composizione dei brani
    musicali che ivi venivano fatti suonare, che alle volte risultano
    privi di significato al di fuori di questi spazi e che in generale
    adottano il principio della variazione della densità come
    costante ideativa, della quale ancora oggi sono da sviscerare
    tutte le potenzialità creative.
 Era inoltre
    fatta propria la tesi del minimo delle regole, propria dalla
    legge generale dell'entropia, che alcuni anni fa era molto studiata
    per le potenzialità espressive nei vari campi artistici,
    e che conduce direttamente ad una definizione semplice delle
    composizioni stocastiche.
 
      As a result of the impasse in serial music, as well as
      other causes, I originated in 1954 a music constructed from the
      principle of indeterminism; two years later I named it "Stochastic
      Music". The laws of the calculus of probabilities entered
      composition through musical necessity. But other paths also led
      to the same crossroads first of all, natural events such as the
      collision of hail or rain with hard surfaces, or the song of
      cicadas in a summer field. This sonic events are made out of
      thousands of isolated sounds; this moltitude of sounds, seen
      as totality, is a new sonic event. This mass event is articulated
      and forms a plastic mold of time, which itself follows aleatory
      and stochastic laws. If one of then wishes to form a large mass
      of point-notes, such as string pizzicati, one must know these
      mathematical laws, which, in any case, are no more than a tight
      and concise expression of chains of logical reasoning. Everyone
      has observed the sonic phenomena of a political crowd of dozens
      of hundred of thousands of people. The human river shouts a slogan
      in a uniform rythm. Then another slogan springs from the head
      of the demonstration; it spreads toward the tail, replacing the
      first. A wave of transition thus passes from the head to the
      tail 
 The statistical laws of these events, separated from
      their political or moral context, are the same as those of the
      cicades or the rain. They are the laws of the passage from complete
      order to total disorder in a continuous or explosive manner.
      They are stochastic laws. [8] Con l'ausilio dell'elaboratore elettronico a Xenakis fu possibile
    esplorare il vasto universo delle configurazioni basate sulla
    variazione di densità sonora, nello stesso modo nel quale
    si delineano le variazioni di densità materica o spaziale
    applicando le formule probabilistiche. Ne derivò un'estensione
    del concetto di entropia per l'introduzione di alcune operazioni
    selettive all'interno del procedimento statistico, derivanti
    dalla contaminazione con gli studi a catena che governano tali
    modificazioni. Si tratta delle cosiddette catene markoviane,
    esplorate dal matematico russo Andrej Andreievic Markov all'inizio
    del Novecento e il cui meccanismo costitutivo nelle strutture
    compositive, così come applicato da Xenakis, è
    stato diffusamente descritto nel citato testo Musica Architettura,
    nei capitoli "Tre poli di condensazione" e "Musica
    stocastica e markoviana".Lo studio del comportamento
    fisico dei fenomeni sonori permette allora di conoscere la struttura
    interna delle densità musicali e di adottarla anche come
    paradigma compositivo degli spazi ad essi complementari.
 A Xenakis interessava un concetto di musica capace
    di andare oltre i confini della musica, sia attraverso lo sconfinamento
    in altri mezzi espressivi, come avvenne per la trasformazione
    degli schizzi grafico-musicali di Metastasis in schemi architettonici
    per il Padiglione Philips, sia tramite la concezione poliestetica
    dei Politòpi e dei Diatòpi, sia tramite tecniche,
    spesso esaltate dall'ausilio dell'elaboratore elettronico, che
    associano la costruzione grafica (comporre in quanto scrivere
    una partitura) e la rappresentazione sonora (comporre per la
    produzione del risultato sonoro).
 In ordine cronologico il primo Politopo realizzato fu quello
    del 1967 per il padiglione francese all'Esposizione di Montréal,
    consistente in una struttura di cavi tesi all'interno di un grande
    locale anonimo i cui grafici di studio della geometria descrittiva
    dei conoidi delle falde di questa struttura, tutta introversa,
    ricordano gli schizzi preparatori e i modelli in filo e carta
    realizzati per l'Expo di Bruxelles.
 A Persepoli
    poi l'installazione fu realizzata all'aria aperta: sullo sfondo
    delle colline che incombono sull'Apadana si stagliavano intricate
    reti di filamenti luminosi realizzati con fari d'automobile,
    di luci in movimento comandate da studenti muniti di torce elettriche
    che descrivevano percorsi casuali, in un clima festoso e di happening
    coerente con lo scadere degli anni Sessanta.
 Spettacolo
    analogo dovette tenersi a Cluny nel 1971 (Figura
    2), ove il politopo fu installato
    all'interno delle terme romane, commissionato dal direttore del
    Festival d'Automne di Parigi, Michel Guy, che inizialmente intendeva
    chiedere a Xenakis un'opera lirica moderna. Qui le ragnatele
    di luce si materializzavano come tracce variabili di spirali
    e arabeschi luminosi sulla volta delle terme ed erano prodotte
    da 600 flash elettronici lampeggianti in una successione di 1/25
    di secondo, comandati da una serie numerica predeterminata al
    calcolatore che riproduceva la musica su un nastro digitale.
 Lo spettacolo richiamò migliaia di spettatori
    perché là ove la critica musicale si trova spiazzata
    dall'estremità stilistica come anche dalla polivalenza
    dell'opera - e più ancora dai misteri matematici della
    sua concezione, dalle raffinatezze tecnologiche della realizzazione
    scenica e dagli effetti combinati di luce e suoni - il pubblico
    si lascia guidare dalle sensazioni entrando solo così
    in perfetta sintonia con il messaggio di Iannis Xenakis che è
    sempre stato il giovane ateniese in piazza ai tempi della guerra
    civile, l'apprendista stregone della fucina lecorbuseriana, permeabile
    solo apparentemente alle meraviglie del nuovo e invece, come
    si è visto, affascinato e interessato solo dalle logiche
    più antiche e in qualche modo immanenti.
 Questo
    Diatopo (Figura
    3) sembra riassumere le ricerche
    iniziate nell'atelier di Le Corbusier e, in definitiva, rappresenta
    una sorta di conclusione di questa lunga prima fase di lavoro
    di frontiera fu quella realizzata davanti al Beaubourg, per il
    quale Xenakis concepì più progetti (Figura
    4), ma quello che venne costruito
    consisteva in una tenda di 1000 metri quadrati di vinile rosso
    vivo semitrasparente, in modo tale che lo spettacolo fosse visibile
    anche dall'esterno. Questo guscio ha pressoché la forma
    esterna, semplificata, del Padiglione Philips e contiene al suo
    interno la rappresentazione di "la Légende d'Eer",
    mito tratto dalla Repubblica di Platone che narra del
    ritorno dal mondo dei morti.
 Il mondo antico rivive così in una costruzione nata da
    una sorta di traduzione matematica del problema strutturale legato
    originariamente a fini di propaganda tecnologica; la letteratura
    più antica viene messa in musica con sistemi da alcuni
    considerati estremi, ma che visti con gli occhi di coloro che
    si interrogano se sia possibile una sorta di sintesi delle arti,
    o meglio di tutti i modi dell'espressione, sembrano presentarci
    Xenakis come quella figura di ricercatore scientifico e paziente
    che ha finito per stabilire le norme di una strategia compositiva
    fondata sulla matematica, sulla teoria degli insiemi, sulla logica,
    ma senza cadere nella trappola di trattare tali principi per
    se stessi, come puro godimento di un arido intellettualismo.
 NOTES[1] Musicista, architetto, ingegnere civile di famiglia
    greca. Era nato a Braila (Romania) il 29 maggio 1922. La sua
    formazione spazia dagli studi all'Istituto Politecnico di Atene
    al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi con Olivier Messiaen.
    Inventore del concetto musicale di masse musicali, di musica
    stocastica e di musica simbolica attraverso l'introduzione del
    calcolo delle probabilità e della teoria degli insiemi
    nella composizione musicale strumentale, elettroacustica e con
    l'uso del computer, ha integrato sua attività di musicista
    con quella di architetto. Ha progettato, oltre alla collaborazione
    nella realizzazione del Padiglione Philips e alla progettazione
    delle vetrate del Couvent de la Tourette, i Polytope per vari
    spettacoli. Si tratta di installazioni architettonico-musicali
    di luce e suono per i quali è fondamentale la composizione
    simultanea di spazio e musica. Fondatore (1965) e presidente
    del Centre de Mathématique et Automatique Musicale di
    Parigi, è stato professore (1967-1972) di Musica all'Indiana
    Univarsity, Bloomington, ove ha fondato il Center for Mathematical
    and Automated Music; Gresham professor of music alla City University
    di Londra (1975); professore alla Sorbona di Parigi (1972-1989).
    Nel 1962 scrisse Formalized Music che approfondisce l'uso della
    matematica in composizione. ritornare
    al testo
 [2] Per il Padiglione Philips, vedere A. Capanna, ""Conoids
    and Hyperbolic Paraboloids in Le Corbusier's Philips Pavilion"
    in Nexus III: Architecture and Mathematics, Kim Williams,
    ed. (Pisa: Pacini Editore, 2000), pp. 35-44. ritornare
    al testo [3] Iannis Xenakis, Musica Architettura, Ed.
    Spirali, Milano 1982 (traduzione del testo del 1976, I. Xenakis,
    Musique. Architecture. Ed. Casterman, Paris). Le due sezioni
    del libro sono nettamente separate, ma nella trattazione di ciascuna,
    che riguarda esclusivamente opere in tutto o in parte dell'autore,
    è evidenziato il procedimento matematico che esprime la
    struttura compositiva. Sono particolarmente interessanti le pagine
    che riassumono, in appendice, le corrispondenze fra le conquiste
    della matematica e i conseguenti sviluppi della composizione
    musicale. ritornare al testo [4] In: Paul Valéry, "Storia di Anfione",
    in: Scritti sull'Arte, Milano, 1984. Anfione era il mitico
    figlio di Giove e della regina di Tebe al quale è collegato
    il fenomeno straordinario della costruzione delle mura di Tebe,
    mito che mette in risalto la potenza ordinatrice e creativa della
    musica e delinea i tratti del sommo artista che unifica in sé
    più figure. ritornare al testo [5] in: AA.VV. Xenakis, a cura di E. Restagno,
    Torino 1988. ritornare al testo [6] in: Iannis Xenakis, Musica Architettura,
    Milano 1982, pag. 58. ritornare al
    testo [7] In: AA.VV. Xenakis, a cura di E. Restagno,
    Torino 1988, pag. 39. ritornare al
    testo [8] In: Iannis Xenakis, Formalized Music; thought
    and mathematics in composition, Bloomington, University of
    Indiana Press, 1971. ritornare al
    testo RELATED
    SITES ON THE WWWIannis
    Xenakis
 L'imagination
    au-dessus par Pascal Dusapin (in francese)
 Polytopes
    par Iannis Xenakis (in francese)
 Iannis
    Xenakis (con un'elenco delle opere)
 Groovy
    composers on the Web (file Mp3 di alcuni brani di Xenakis)
 I.
    Xenakis: Colone/Niuts/Serment/Knephas (file Real Audio dal
    CD)
 
 PER LEGGERE DI PIU'Nexus III: Architecture and Mathematics. Kim
    Williams, ed. (Pisa: Pacini Editore, 2000). To order this book from the NNJ, click here.
 Iannis Xenakis. Musique. Architecture
    (Paris: Casterman, 1976) E. Restagno. Xenakis. Turin,
    1988. Iannis Xenakis. Formalized Music: Thought
    and Mathematics in Composition, Bloomington:University of
    Indiana Press, 1971. To
    order this book from Amazon.com, click
    here. Mario Bois. Iannis Xenakis, the Man and
    His Music. Greenwood Publishing, 1980. To order this book from Amazon.com, click
    here. L'AUTRICEAlessandra Capanna, architetto,
    svolge la sua attivita' di ricerca e professionale a Roma. Si
    e' laureata in Architettura presso l'Universita' di Roma "La
    Sapienza" dove ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca
    con una tesi intitolata "Strutture Matematiche della Composizione",
    che tratta dei paradigmi logici della composizione architettonica
    e musicale. E' autore del libro Le Corbusier. Padiglione Philips,
    Bruxelles (Universale di Architettura 67, Torino, Testo &
    Immagine, Gennaio 2000), che tratta della corrispondenza della
    geometria dei paraboloidi iperbolici con i requisiti tecnici
    ed acustici e delle loro conseguenze estetiche. Tra gli articoli
    pubblicati sul tema dei principi matematici comuni in Musica
    e in Architettura: "Una struttura matematica della composizione",
    che analizza il concetto di autosimilarità nella composizione;
    "Musica e Architettura. Tra ispirazione e metodo",
    su tre architetture di Steven Holl, Peter Cook e Daniel Libeskind;
    e "Iannis Xenakis. Combinazioni compositive senza limiti",
    tratto da un Seminario tenuto presso il Dipartimento di Progettazione
    Architettonica e Urbana dell'Universita' di Roma "La Sapienza".
 
      
        | The correct citation for
        this article is: Alessandra
        Capanna, "Iannis Xenakis: Architetto dei luci e dei suoni",
        Nexus Network Journal, vol. 3, no. 2 (Spring 2001), http://www.nexusjournal.com/Capanna-it.html
 |     Copyright ©2001 Kim Williams
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